Viene presentata l’analisi di un incubo che una donna ormai adulta riferisce di aver avuto in modo ricorrente durante la sua adolescenza, nello stesso periodo in cui soffriva di una forma atipica di anoressia nervosa. L’’analisi di quest’incubo, effettuata contemporaneamente sia con i concetti della psicologia analitica di Jung (l’uroboro) che con quelli della psicoanalisi di Freud (narcisismo e perversione), si presta paradigmaticamente a mettere in luce alcuni aspetti generali dei disturbi psicogeni dell’alimentazione in modo particolarmente esemplare. La medesima analisi offre incidentalmente l’occasione di verificare come, attraverso modelli teorici apparentemente distanti ed inconciliabili (come quello freudiano e quello junghiano), sia possibile pervenire a conclusioni dello stesso tipo.